Sentirsi portatori di sorrisi è una enorme gratificazione ed onore per un medico; se poi il sorriso è disegnato sul volto di bambini e giovani adulti meno fortunati, rappresenta un valore aggiunto.
In occasione della missione in Indopacifico del 31° Gruppo Navale della Marina Militare, nelle scorse settimane la Smile House Fondazione ETS è stata invitata a svolgere un programma di assistenza chirurgica a favore delle popolazioni di alcuni Paesi dove era prevista una sosta. La collaborazione della Fondazione con la Marina Militare nasce da un’opera meritoria attuata nel 2010, quando – a bordo della portaerei Cavour – abbiamo portato aiuto alla popolazione di Haiti, durante il terremoto che ha colpito quel Paese.
Ora, si è ripetuta quella esperienza di missione congiunta, alla quale ho avuto il piacere enorme di partecipare come Presidente del Comitato Scientifico della Fondazione, ma soprattutto nel ruolo di intensivista pediatrico e storico volontario di Smile House ETS.
Sulla Cavour, la Smile House Fondazione ETS ha creato, con il supporto dei medici e degli infermieri della Marina Militare e con l’aiuto di colleghi filippini prima e indiani dopo, una positiva sinergia tra popoli di diversa etnia e religione, dimostrando in modo tangibile al mondo intero che le diversità culturali o religiose non sono un limite, ma un valore aggiunto per instaurare collaborazioni e amicizie durature nel tempo.
I nostri colleghi stranieri, che già conoscevano le competenze medico chirurgiche della nostra Fondazione, hanno avuto la possibilità di constatare anche l’efficienza e l’abnegazione dei nostri militari, sempre disponibili e professionali a bordo della nostra nave ammiraglia.
Le due sale operatorie di Nave Cavour hanno lavorato senza sosta, prima nella sosta di Manila nelle Filippine e poi in quella di Goa, in India. Il dott. Scopelliti, assieme al collega filippino dott. Hector Santos e successivamente con il collega indiano dott. Srinvas Gosla Reddy, hanno operato pazienti affetti da malformazioni facciali, che tutti noi – volontari e personale sanitario di bordo – abbiamo poi assistito nel post-operatorio, in un rapporto di reciproca fiducia e di forte intesa professionale, in cui si sono perfettamente integrati i colleghi del team filippino e di quello indiano.
I genitori dei pazienti trattati, inizialmente restii a salire sulla nave, hanno poi elogiato l’accoglienza offerta dalla nostra Marina; infatti, sono rimasti a dormire a bordo in confortevoli cabine a loro dedicate. Nonostante la pregnante italianità, anche i cibi sono stati preparati dai nostri cuochi tenendo conto delle esigenze culturali delle varie etnie. Ma i genitori sono rimasti entusiasti soprattutto per l’assistenza medica fornita, oltre che per le abilità chirurgiche dei nostri medici.
L’attività meritoria della Smile House Fondazione ETS è stata sottolineata anche dagli Ambasciatori Italiani dei Paesi Ospitanti, invitati a bordo durante le soste a Manila e Goa, che hanno espresso apprezzamenti per l’alto valore che la diplomazia medica riveste nelle relazioni internazionali di pace. Entrambi hanno potuto constatare quanto il concetto del Dual Use nell’impiego delle risorse militari determini un vantaggio oggettivo per la popolazione civile.
Il volto dei pazienti operati, ricostruito grazie alla sapiente opera dei nostri chirurghi, non raramente ha fatto velare gli occhi dei marinai di bordo, militari con il viso segnato dalla salsedine, certamente abituati ad altre e diverse esperienze, ma è stata un’altra importante ed emozionante missione per tutti noi.
Infine, con un misto di tristezza e gratitudine, è giunto il momento di preparare le valigie e di lasciare la nave, sulla quale ci siamo sempre sentiti protetti e che ha rappresentato, durante tutta la nostra permanenza a bordo, il territorio italiano.
Ma, prima di scendere, per tutti noi medici ed infermieri volontari della Smile House Fondazione ETS è il momento di fare la foto di rito, in un hangar pieno di uniformi bianche. L’Ammiraglio Ciappina, assieme al Comandante Fagnani ed ai vertici della Marina Militare di bordo – che hanno permesso a noi volontari della Smile House di poter realizzare queste missioni – abbandonano per un attimo la veste prettamente militare e, contravvenendo al protocollo cerimoniale, si avvicinano, ci ringraziano con vigorose strette di mano come generalmente si conviene a vecchi amici, si lasciano anche andare a qualche fraterno abbraccio.
Tutti hanno ancora negli occhi i sorrisi dei piccoli e grandi pazienti, che hanno movimentato e allietato l’austero ospedale militare di bordo. La nostra lunga permanenza sulla Cavour, la nostra dedizione, l’attenzione da noi dedicata ai nostri pazienti ha inevitabilmente creato dei rapporti di profondo rispetto e di sana amicizia. Pertanto, l’abbraccio ad un amico, anche se si tratta di un Ammiraglio, con indosso una importante uniforme militare, rappresenta quel piccolo strappo alla regola che fa tanto bene al cuore.